“Sono esperienze che possono farvi scoprire il vostro valore e di cosa siete capaci”

Adriana ha 19 anni. Studia, e le piace farlo, ingegneria delle tecnologie per la salute. A un certo punto, ha fatto una scelta ben precisa: mettersi in gioco "e fare un primo passo verso il mondo del lavoro", che le ha sempre destato "grandi preoccupazioni". Ha deciso di farlo con un percorso di Leva civica.

Un'esperienza che le ha permesso di imparare, sviluppare le sue potenzialità, superare sé stessa. E le ha fatto, infine, rivolgere questo invito agli altri giovani: “Un’ultima cosa vorrei aggiungere e dire a coloro che sono insicuri come lo ero io – scrive - Mandate quella mail, chiamate quel numero di telefono anche con i battiti cardiaci a mille, perché veramente queste sono esperienze che possono sbloccarvi e farvi scoprire il vostro valore e di cosa siete capaci”.

E non è certo stato sempre tutto facile. Adriana ricorda che il suo pensiero predominante, pensando a quanto c’era fuori dalle scuole superiori, era sempre stato: “Riuscirò a reggere il peso del mondo esterno?”. Ma questi freni si sono sciolti "nel momento in cui si è instaurato in me un profondo sentimento di indipendenza come persona a 360 gradi".

Adriana ha sentito il bisogno di fare un'esperienza che la appagasse "come lo studi e gli esami non sapevano fare". La sua è una famiglia di grandi lavoratori, e lei ha sempre temuto “di non essere abbastanza dedita al lavoro” che doveva svolgere. Temeva anche che alcune mansioni potessero risultarle pesanti, e non voleva doversi svegliare ogni mattina “controvoglia, perché non avrebbe giovato né a me né alle persone che mi sarebbero state intorno”.

Ma, fin da subito, si è resa conto che “queste ansie erano inutili, che la scelta che avevo fatto era la più giusta che potessi fare”. Lei è stata assegnata a un progetto di assistenza alla scuola primaria del suo paese, Brusaporto. Qui, durante l’anno scolastico, aiuta e supporta le insegnanti, mentre in estate affianca gli educatori nell’organizzazione e lo svolgimento del Cre estivo.

Ritiene che questa scelta è stata giusta e la rifarebbe “mille volte”. Perché “amo stare con i bambini e occuparmi di loro, è proprio ciò che più mi dà soddisfazione alla fine della giornata”. Tanti le hanno detto che questo tipo di occupazione sia perfetto per lei, “e ora come ora ne sono più che convinta anche io. Cerco sempre di metterci passione, tanti sorrisi, empatia e pazienza. Non sempre ci riesco, lo ammetto, ma in ogni caso torno sempre a casa con il pensiero che domani è un altro giorno e sicuramente andrà meglio”.

Non vuol dire che stia valutando un cambio di direzione del suo percorso universitario. Ma “ho voluto fare richiesta perché sentivo che andava perfettamente di pari passo con il mio essere, che non è costituito solo dal mio interesse verso le materie scientifiche, ma ha anche una grande componente umanistica e sociale. Voglia di stare con altre persone, e soprattutto con i più piccoli, aiutarli qualora avessero bisogno di aiuto ed essere pronta ad asciugare le loro lacrime anche per i motivi più banali. Sentivo di poter dare un grande contributo e così è stato”.

Da questa esperienza sta imparando “il senso del lavoro e del dovere, del rispetto delle scadenze e delle figure professionali con cui mi rapporto. Mi insegna a fare dei sacrifici talvolta affinché tutto funzioni al meglio. Ho anche sviluppato in certi momenti una sorta di indipendenza che definirei “l’arte dell’arrangiarsi”. Ho imparato a capire che nel mondo del lavoro non sempre saremo costantemente supportati, ognuno ha i propri compiti e anzi supportarsi e collaborare significa anche portare a termine delle mansioni in modo autonomo”.

Momenti di difficoltà? “Ci sono stati, ma li avevo già previsti”. Adriana è molto giovane e “tante dinamiche sono ancora a me sconosciute. Forse qualche volta mi sono sentita anche fin troppo responsabilizzata stando al ruolo che avrei dovuto tenere all’interno del progetto, ma ho comunque preso il tutto come crescita personale”.

Le ultime settimane del Cre a luglio “sono state sicuramente impegnative” per tutto il team. Ma il progetto è stato concluso “bellezza”. Il gruppo, rimarca, era “affiatato. Mi sono trovata molto bene, tant’è che ho iniziato a pensare a tutti i modi per ripetere questa esperienza anche i prossimi anni”.

Adriana Tasca, operatrice volontaria di Leva civica alla scuola primaria di Brusaporto 

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